Cosa c’entrano i costruttori di case in legno americani con il DucaFederico da Montefeltro? Probabilmente niente. Seguitemi.
Qualche sera fa, ho visto un interessante programma su Travel & Living. Parlava di case in legno, costruzioni pazzesche in luoghi pazzeschi sulle Montagne Rocciose del Canada e degli Stati Uniti.
Le abitazioni venivano costruite in zone talmente impervie, che a volte non c’erano neanche le strade per il trasporto dei materiali. A un certo punto, un autotreno si è dovuto fare trainare da una ruspa gigante per consegnare il carico: tronchi d’albero alti decine e decine di metri.
Mi ha colpito l’abilità delle maestranze nel tagliare, sagomare e modellare, con le motoseghe, la materia prima: tronchi pesanti tonnellate.
I lavori venivano eseguiti in loco, perché i cantieri dovevano essere chiusi in pochi giorni. Alla fine, come nei film, tutto andava tutto a posto, nonostante il verificarsi di qualsiasi forma di imprevisto, compreso l’arrivo dell’ispettore del lavoro.
La struttura della casa era pronta: un segno maestoso di civilizzazione in un ambiente meraviglioso e selvaggio, forse più adatto ai grizzly che all’uomo, ma, va bene: sui gusti non si discute.
Ho provato una certa ammirazione, devo ammetterlo, ma poi, nella mia mente, ho avuto la visione di una serie di immagini, come quando su Google Maps i luoghi diventano sempre più definiti.
Urbino. Palazzo Ducale. Studiolo del Duca Federico da Montefeltro. Un ambiente minuscolo, quasi intimo, dove era solito ritirarsi un uomo di governo e di armi, ma anche un raffinato cultore dell’arte e della filosofia. Uno scrigno di legno, opera di artisti fiamminghi e dei migliori intarsiatori italiani del tempo: Baccio Pontelli, Sandro Botticelli, il giovane Donato Bramante, forse anche Melozzo da Forlì.
Le tarsie dello studio privato tolgono il fiato, non solo per la maestria pittorica con cui sono realizzati i soggetti, ma, specialmente per un’addetta ai lavori come me, per la raffinatezza degli accostamenti cromatici dei legni utilizzati e per gli effetti prospettici che dilatano le dimensioni dello spazio.
Per lo studiolo del Duca Federico ci sono voluti 3 anni di lavoro: dal 1473 al 1476. Eravamo in pieno Rinascimento. L’Italia era il faro del pensare e del fare nel mondo allora conosciuto, e i nostri artisti-artigiani i padri del moderno Made in Italy. Ecco, ho pensato allo studiolo e mi sono sentita molto orgogliosa di essere italiana e di continuare, nel mio piccolo, una tradizione di artigianato che si ispira con molta umiltà al principio dell’opera eseguita a regola d’arte.